Italiano all’estero: fra trionfi e tragedie
Anche se sarà un fatto poco noto, l’Italiano non è la lingua ufficiale soltanto d’Italia. Altri Paesi lo adottano e ci sono numerose colonie italiane in altri Paesi, soprattutto nei Paesi americani. Nonostante questo, la lingua italiana occupa ancora uno spazio molto limitato se pensiamo a quanto potrebbe rappresentare grazie ai suoi discendenti e al prestigio della sua cultura e dei suoi prodotti. Senza la pretensione di essere esaustivi, proviamo a fare una brevissima disamina della situazione.
Svizzera: l’Italiano è una delle tre lingue ufficiali della Confederazione Elvetica (insieme al tedesco e al francese), parlato soprattutto nel Canton Ticino e nelle valli dei Grigioni. Gli italo svizzeri sembrano meno esposti all’anglomania degli italiani “peninsulari”, anche se soffrono l’influsso del tedesco parlato dalla maggioranza degli svizzzeri. La Svizzera ha anche un canale proprio in lingua italiana: RSI (Radiotelevisione Svizzera Italiana).
Comano, sede locale della Radiotelevisione svizzera (RSI)
Istria: la penisola istriana, ormai divisa tra Slovenia e Croazia, presenta ancora, anche se in numeri ridotti, una comunità italofona, anche se piccola dopo l’esodo del 1947-53. Oggi la lingua italiana, tra mille stenti, cerca di rinascere in territorio istriano, ed è riconosciuta come lingua ufficiale nei territori ancora abitati da italiani.
Segnaletica stradale bilingue in Istria
In Slovenia Koper TV (antica Telecapodistria) presenta programmi in italiano come “Istria e D’Intorni”. Inoltre, Radio Capodistria pubblica articoli e manda in onda trasmissioni in Italiano, oltre a gestire un canale Youtube. Anche in Croazia Tele Pula presenta programmi in lingua italiana come “Telegiornale” e “Comunità”. Inoltre, il tradizionale giornale “La Voce” di Fiume, ha anch’esso un canale Youtube.
Arena di Pola, Cartolina d'Epoca
Dalmazia: l’opera di slavizzazione austriaca a danno della comunità italiana fece che già vicino al 1900 quasi tutte le comunità italiane fossero soppiantate dai croati (a Spalato si commemora ancor oggi la prima vittoria dei croati sugli italiani alle elezioni comunali nel 1882). A Zara, l’ultimo caposaldo italiano invece, tutte le voci italiane tacquero dopo l’esodo del 1947-53, rimanendovi solo i leoni veneziani a ricordo di un passato italianissimo.
Portaveneziana di Zara (sin.) e Targa Celebrativa della Prima vittoria croata alle elezioni comunali di Spalato (des.)
Nizza: Nella città di Garibaldi e nei territori circostanti, oggi la lingua italiana è soltanto un ricordo. La francesizzazione messa in atto dopo la cessione del nizzardo alla Francia (il pedaggio che Napoleone III impose per il suo beneplacito all’unificazione italiana) fece che la lingua italiana fosse quasi totalmente dimenticata.
Monumento a Garibaldi, Nizza (sin.) e manifesto d'epoca in cui Nizza chiede a Garibaldi di restituirla all'Italia (des.)
Garibaldi, eletto al parlamento repubblicano dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan, sostenne la restituzione di Nizza all’Italia e per questo venne espulso dall’aula, ma ancor oggi anche in Italia si sostiene che l’espulsione si dovesse al fatto di non voler togliersi il berretto. L’espulsione di Garibaldi fece scoppiare i Vespri Nizzardi, rivolte popolari soffocate violentemente dalle autorità francesi. Tuttavia Radio Nizza realizza trasmissioni radiofoniche e pubblica articoli in italiano.
Francobollo e anunullo postale celebrativo dei vespri nizzardi (sin.) e Articolo del Times sulla rivolta (des.)
Corsica: l’isola, prima pisana e dopo genovese, rimase per secoli legata all’universo culturale italiano e il suo dialetto appartiene al gruppo italico e infatti suona vicinissimo al toscano. La Francia ottenne il dominio sulla Corsica solo nel 1768, e il celebre Napoleone vi nacque un anno dopo. Anche se la rivoluzione francese consolidò il dominio francese sull'isola, l’italiano rimase come lingua di cultura in Corsica fino al 1859 quando fu abolito dai francesi (altro pedaggio per il beneplacito francese all’unificazione). Pochissimi sanno che il primo caduto fra i mille di Garibaldi era un corso: Desiderato Petri. Ancora oggi c’è un giornale in Corsica che pubblica articoli in italiano, Corsica Oggi, parecchi corsi capiscono la lingua italiana (“non tutti, buona parte”).
Storia della Corsica Italiana di Gioacchino Volpe del 1939 (sin.) manifesto irredentista con il ritratto di Napoleone (centro) e busto a Pasquale Poli a Isola Rossa, Corsica.
Malta: l’italiano era una delle lingue ufficiali sin dalla conquista dell’isola dai Cavalieri di San Giovanni nel 1442. L’Inghilterra che entrò in possesso di Malta nel 1800 e impose sempre in modo più pressante l’uso dell’inglese a scapito dell’italiano, difeso dagli autonomisti dell’isola come Fortunato Mizzi e Antonio Cini. Comunque, nel 1934 l’Inghilterra tolse all’italiano lo status di lingua ufficiale, promovendo invece il maltese da dialetto a lingua proprio per indebolire l’identità italiana dell’isola nel clima precedente alla Seconda Guerra Mondiale. Però ancora oggi parecchi maltesi parlano l’italiano, e un giornale, il “Corriere di Malta”, pubblica articoli in italiano e alcuni video su un canale Youtube.
Gazzetta del governo di Malta in italiano del 1813 (sin.) e manifesto elettorale trilingue del 1930 (des.)
Argentina: Circa il 40% della popolazione Argentina discende da emigrati italiani che hanno esercitato un ruolo indelebile nella cultura e nell’identità locale. Nel 1900 l’italiano fu inserito nel curricolo scolastico come materia obbligatoria, ma fu abolito nel 1941. Il suo reinserimento fra le discipline scolastiche nel 1985 fece sì che l’italiano divenisse la lingua seconda più parlata dagli argentini. Inoltre Radiodifusion Argentina al Exterior (RAE) manda in onda trasmissioni in lingua italiana.
Munumento a Garibaldi in Piazza Italia, Buenos Aires
Uruguay: anche in Uruguay i discendenti d’italiani costituiscono circa il 40% della popolazione locale, tanto che all’inizio del Novecento l’Uruguay era ritenuto il Paese più italiano delle Americhe. Nel 1942 il presidente Alfredo Baldomir Ferrari fece dell’italiano materia d’obbligo presso le scuole del Paese, e nel 1965 fu aperta a Montevideo la sede Rai in America Latina. Dopo di questa fase d’oro si osservò un lento declino del prestigio della lingua italiana, e nel 2021, basandosi su giustificazioni come il taglio di spese, il governo uruguaiano ha rimosso la lingua italiana dalle scuole. A Montevideo viene stampato il giornale Gente d’Italia (disponibile anche online).
Facciata della Scuola Italiana di Montevideo
Brasile: circa il 15% della popolazione brasiliana ha origini italiane, percentuale ancor più alto nel centro sud del Paese, costituendo numericamente la maggior colonia di oriundi al mondo. Nonostante questo, l’italiano non arrivò a godere in Brasile dello status ottenuto presso i vicini Argentina e Uruguay. Anzi, a causa delle tensioni belliche, anche in Brasile l’uso dell’italiano fu proibito dal 1938 al 1945, il che rappresentò un severo colpo all’italofonia locale. Iniziative locali (soprattutto in ambito comunale) di inserirlo fra le discipline scolastiche, stentano a dare frutti. Comunque ancora oggi in Brasile ci sono pubblicazioni in lingua italiana come le riviste Oriundi, Comunità Italiana e Insieme. Nel 2014, il talian, koiné di dialetti veneti, trentini e lombardi parlata nel Brasile meridionale, venne dichiarato patrimonio culturale brasiliano.
Facciata del Circolo Italiano di San Paolo (sin.) e cartello in talian a Serafina Correa, RS (des.)
Vaticano: Il Vaticano, piccolissimo Stato sito all’interno della Città di Roma, dichiarò nel 2015 l’italiano “lingua vernacolare della Chiesa”. Questa decisione sarà stata uno dei gesti più significativi in politica linguistica per la diffusione dell’italiano negli ultimi decenni. A esempio di questo cambiamento possiamo osservare l'ultima enciclica a titolo ufficiale in latino Evangelii Gaudim (2013) e le due prime a titolo italiano: Laudato si' (2015) e Fratelli Tutti (2020).
Laudato si' è inoltre il nome scelto per il portale web creato dal Vaticano per promuovere l'ecologia integrale, portale al quale abbiamo già dedicato un articolo. Vale sempre ricordare che nonostante le piccole dimensioni, il Vaticano è la sede della Chiesa Cattolica, un’istituzione diffusa capillarmente nella maggior parte del mondo e che abbraccia milioni di fedeli. Il Vaticano ha inoltre un Canale disponibile in diversi idiomi tra cui l’italiano: Vatican News (l’antico Centro Televisivo Italiano).
Simbolo del portale Laudato si'
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