Un verbo che sicuramente crea non pochi problemi quando si impara l’italiano è il verbo “piacere”, che all’inizio può sembrare molto facile da impiegare ma presto sorgono le difficoltà. Una delle grandi difficoltà, la più grande forse, è che il verbo viene associato in modo sbagliato, da qui nascono tutti i dubbi. Fortunatamente comprendere come il verbo piacere funziona, è meno difficile di quanto pare.
L’origine dei problemi: molti vogliono impiegare il verbo “piacere” in modo identico a quello in cui si utilizzano i verbi “to like” in inglese o “gostar” in portoghese. Effettivamente questi verbi hanno in comune il fatto di dimostrare apprezzamento per un certo oggetto, persona o situazione, ma le somiglianze finiscono qui. Questi verbi hanno una meccanica diametralmente opposta a quella del verbo italiano. I verbi “to like” e “gostar” concordano con il soggetto della frase, mentre “piacere” concorda con l’oggetto della frase. All’inizio questa differenza potrà sembrare irrilevante, finché si debbano costruire frasi al plurale:
Come si vede il verbo piacere concorda con l’oggetto e passa al plurale quando l’oggetto si trova al plurale. Lo stesso non succede né con il verbo inglese né con quello portoghese. Inoltre, il verbo piacere ammette una costruzione della frase in due sensi, mentre i pretesi equivalenti no:
Come si vede, l’italiano accetta entrambe le sequenze, ma in portoghese la sequenza alternata si ammette solo in contesto marcato. In inglese invece la sequenza alternata è totalmente sbagliata.
Ma c’è una soluzione: La cosa è meno complicata di quanto pare, per quelli che sanno come associarla correttamente. Infatti il verbo piacere ha equivalenti in quasi tutte le lingue europee occidentali, che si associano all’oggetto e non al soggetto e quindi la comprensione diventa molto più facile:
Quindi, le cinque lingue presentano verbi equivalenti che concordano con l’oggetto. Anzi, la somiglianza tra il verbo l’italiano “piacere”, l’inglese “to please” e il francese “plaisir” non è coincidenza: tutti e tre derivano dal verbo latino “placere”, anche se questi verbi veramente sono ormai poco usati in inglese e in portoghese nel parlato quotidiano.
Per quanto riguarda la struttura della frase sia il portoghese “agradar” sia lo spagnolo “gustar” ammettono la costruzione in entrambe le sequenze come in italiano. Il francese “plaisir” e l’inglese “to please” invece no:
Quindi, imparare il verbo piacere può non essere un’esperienza tanto piacevole, ma è meno difficile di quanto sembra a una prima vista. Ed è possibile associare il suo impiego corretto in quasi tutte le lingue europee occidentali.
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