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Il femminile in -essa: le donne e il potere


Bianca Lancia, moglie di Federico II di Svevia. In fondo, il Castel del Monte.

In via di regola il femminile nella lingua italiana non presenta grandi difficoltà, finché rimaniamo nelle sue flessioni più frequenti: -a / -trice:

Tuttavia il femminile dell’italiano presenta una certa difficoltà riguardo al suffisso -essa, utilizzato in parecchi femminili di certi titoli. Intanto, la soluzione sarà proprio associarlo questo termine: TITOLI. Infatti è sempre un femminile associato a posizioni di potere con antiche origini. Possiamo distinguere la natura di questo potere a tre livelli:

1- Nobiltà: tranne che re e regina, o imperatore e imperatrice la maggioranza dei titoli nobiliari, quando declinati al femminile, impiega il suffisso -essa:

2- Gerarchia e autorità: come nel caso della nobiltà, anche altre posizioni di comando, sono declinate in -essa al femminile:

Questo comando può derivare anche da un'arma, che conferisce il potere a dare ordini leciti o anche illeciti (come nel caso di briganti e pirati):


3- Prestigio e privilegio sociale: non solo il comando, ma anche il prestigio era sentito come un privilegio sociale, conquistato tramite sforzo fisico o intellettuale. Pure lo studente rientra in questa categoria, visto che nel passato studiare era un privilegio da pochi (e in molti casi lo è ancora, purtroppo):

In altre lingue occidentali non è difficile trovare esempi analoghi, come -esse in francese, -ess in inglese, e anche -es(s)a o -isa in portoghese e spagnolo (nelle lingue iberiche il suffisso -esa è più spesso associato a nobiltà, mentre -isa, ormai raro, ad altre posizioni di prestigio):

Nuovi tempi: oggi alcuni femminili sono cambiati, come presidenta, avvocata e filosofa invece di presidentessa, avvocatessa e filosofessa. Questo perché sono posizioni meno associate a prestigio e potere, e invece più viste come impegno e dovere (e almeno in teoria il posto da presidente è transitorio). Inoltre molte donne preferiscono che il loro titolo non sia denominato al femminile, facendosi chiamare medico e avvocato anche quando donne. Una posizione che crea vere battaglie riguardo alla questione della “grammatica paritaria”.


Femminili storici: l’Italia presenta parecchie donne potenti degne di rilievo nella sua storia, ma per limitarci ad alcune vanno menzionate: la giudicessa Eleonora d’Arborea (che firmò nel 1392 la Carta de Logu, codice giuridico molto avanzato per la sua epoca), la dottoressa Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (prima donna laureata al mondo nel 1678, che era una filosofessa), e la poetessa Nina Siciliana (prima italiana a poetare in lingua “volgare” nel Duecento). Inoltre è curiosa la leggenda medievale della Papessa Giovanna, che avrebbe regnato tra l’853 e l’855, storia che però non venne mai riconosciuta ufficialmente.

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